Muoversi tra le vie dei mercati è un’esperienza unica, riconoscere i prodotti, sceglierli e capire quali sono le pietanze migliori da gustare e scoprirne i segreti però non è sempre semplice.
Cookinshow organizza pranzi e cene show cooking a vista comodamente nella casa vacanza dei viaggiatori! In sole due ore una food guida autoctona fa gustare, preparandole a vista, le pietanze e i prodotti tipici dei mercati storici, ne racconta ricette, segreti e riferimenti storici e culturali e rilascia una mappa di consigli preziosi per poter muoversi tra le bancarelle del mercato e la città di Palermo come un vero abitante del luogo”. Cookinshow è un portale di esperienze e degustazioni uniche per il tuo viaggio in Sicilia.
Le origini:
L’origine dei mercati popolari di Palermo risale al periodo della dominazione araba e perciò ricorda i mercati orientali (Suk). Lungo le strade sono presenti bancarelle e cassette di legno per esporre la merce che viene reclamizzata dai venditori con la cosiddetta “abbanniata”, una cantilenata che spiega la buona qualità ed il buon prezzo dei prodotti. Un’altra caratteristica che lo rende simile ai mercati Suk orientali è la merce esposta: la carne appesa al di fuori della bottega, (usanza ebraica per depurare l’animale del suo sangue), così come i pesci, la frutta e la verdura.
Il mercato di Ballarò risale al periodo della dominazione araba, gli Arabi occuparono la Sicilia nell’anno 827 d.C. e resero islamica l’isola dividendola in tre Valli: Val Demone, Val di Noto e Val di Mazara. Occuparono Palermo nell’anno 831 d.C. chiamandola Balarm e facendone la capitale dell’Emirato arabo.
Ballarò è il mercato più vivace, dinamico e lungo della città, il cui nome con molta probabilità deriva da Balhara, un villaggio islamico nei pressi di Monreale, in cui abitavano i venditori e che quotidianamente “scendevano” a Balarm per vendere le loro merci al Ballarò. È bello andare al mercato perché ancora si vedono i dolciumi che le nonne palermitano davano ai nipotini merenda: la cubbàita, ossia il torrone di mandorle, i cannellini, le caramelle colorate bianche, rosa e blu con la cannella dentro, le caramelle Terranova alla carruba (prodotte nella storica fabbrica di caramelle Carruba che si trova proprio nel cuore del mercato), il gelato di campagna, cioè pezzo di zucchero e mandorle ai tre colori; si vedono le preparazioni culinarie nei banchetti di piccoli ristoranti.
Se nel passato, di sera la zona del mercato “moriva” adesso Piazza Ballarò rifulge di luce propria, diventando il luogo di vita notturna giovanile in cui è facile trovare ragazzi che si riuniscono sorseggiando una birra accompagnata, magari, da pani ca meusa schetto o maritato, o raggiungono giovani locali come Moltivolti, Arci Porco Rosso e Ballarak
La Vucciria
Anche questo mercato aveva origini precedenti. Durante la dominazione araba sorgeva un mercato popolare. Nel 1783, il Vicerè Domenico Caracciolo Marchese di Villamaina, ordinò dei lavori per migliorarne l’aspetto ed impose che si denominasse con il suo cognome (piazza Caracciolo) ma i palermitani continuarono a chiamarla Bocceria. Questo termine potrebbe derivare dal termine francese “boucherie“, cioè macelleria. Qui, infatti, in origine, si trovava un grande mercato destinato al macello ed alla vendita di sola carne. In seguito questo mercato variò i settori di vendita, fu chiamato anche ”Bocceria della foglia“ perchè si vendevano diversi tipi di verdura (un tempo denominata foglia ). Il termine ha assunto anche un significato locale (vucciria), che sta ad indicare “confusione“. La sera “La Vucciria si popola di persone di ogni età, soprattutto ragazzi che si ritrovano per bere e mangiare fino a tarda notte.
Il mercato del Capo
Incastonato tra chiese barocche e street food iconici, è il luogo perfetto anche per trovare souvenir culinari, è il punto di riferimento dello street food pronto da gustare ma sui banchi del mercato si trovano anche prodotti tipici sotto vuoto come pomodori secchi, lupini e anche capperi e cucunci (che sono il frutto del cappero), spezie e alici sott’olio, sarde sotto sale. L’ingresso principale al mercato è dato dalla trecentesca Porta Carini. Tante le bancarelle di pesce pregiato: alcune meglio di altre, ma il pesce al Capo è tutto buono, fresco di mattinata e dai colori (naturalmente) vivaci. Coppi di pesce fritto, verdure in pastella, calamari arrostiti, panelle, crocché, “rascatura”, melanzane, insomma è il tripudio del fritto.